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Qualità del Movimento

QI GONG

Dott.ssa Valeria Di Bitonto

06/09/2024

Qi Gong (Chi Kung o Chi Gung, in italiano Ci Gung)

"Chi" (o Qi) nella millenaria tradizione cinese significa "energia, respiro della vita": una forza unificata che permea ogni essere vivente e ogni fenomeno naturale, sulla quale si basano tutte le scuole tradizionali di pensiero e la Medicina tradizionale cinese nel suo complesso di cui l’Agopuntura è la branchia più conosciuta.

Gong = lavoro, compimento, o più precisamente abilità coltivata attraverso una pratica stabile e costante.

Il Qi Gong è la disciplina che insegna a corroborare e a utilizzare il Qi ed è la base di numerose discipline sia meditative, sia terapeutiche, sia marziali.

Translitterazione dell’ideogramma Qi gong nelle lingue occidentali:

Qi gong, Chi kung o Chi gung.

La lingua cinese usa ideogrammi, che corrispondono a suoni. Tre sono i principali metodi di traslitterazione di questi suoni nelle lingue occidentali:

1. Il sistema Pin Yin: che traslittera in Qi Gong. Questo sistema fu sviluppato inizialmente per uso interno dal governo cinese, allo scopo di alfabetizzare gli ideogrammi. Questo sistema contiene molti errori, e le parole così traslitterate suonano nelle lingue occidentali in maniera spesso completamente diversa dall’originario suono cinese. È ancora usato in alcuni paesi europei.

2. Il sistema Wade-Giles: Chi Kung. Inventato da monaci tedeschi, usato per lo più dagli antichi traduttori che non erano in grado di parlare correttamente il cinese, è oggi usato a Taiwan e in alcuni paesi anglosassoni.

3. Il sistema Yale: Chi Gung. Creato alla Yale University per insegnare alla popolazione di lingua inglese a parlare cinese. È quello che si avvicina di più ai corretti suoni cinesi secondo la pronuncia inglese. È molto usato in USA e Inghilterra.

Una esatta traslitterazione per la lingua italiana sarebbe in realtà Ci Gung.

Dicevamo che il termine Qi-Gong può essere tradotto come ‘padronanza dello Qi’, acquisita mediante una pratica costante nel tempo.

Il Qi è uno dei concetti fondamentali della scienza tradizionale cinese. È flusso energetico, pranico.

Il pensiero scientifico cinese ha un approccio prettamente "sistemico": l’ambiente esterno e l’ambiente interno (gli organismi viventi) non sono pensati tanto in termini di strutture quanto di flussi.

I flussi energetici provvedono a nutrire, vivificare, informare e coordinare tra loro le strutture organiche e a attivare gli scambi fra dette strutture e l’ambiente.

Qi è un termine che accomuna tutti questi flussi nelle loro varie forme. Esistono infatti diverse configurazioni dello Qi (vedi in seguito).

Il Qi e l’equilibrio dinamico

Nell’ambito di una logica prettamente sistemica il pensiero tradizionale cinese concepisce la fisiologia e la fisiopatologia come un equilibrio (o uno squilibrio) in continuo divenire, stabile nella misura in cui il dinamismo del sistema ripropone costantemente nuovi equilibri.

Il Qi assume un ruolo di capitale importanza in questa concezione. Garantisce la coesione e la sopravvivenza del sistema, la capacità di auto-organizzarsi e auto-regolarsi. Tanto più il movimento del Qi è fluido, armonico, sincronico, maggiore sarà l’equilibrio e la forza del sistema e la sua capacità di adattarsi all’ambiente in cui vive.

Il Qigong come disciplina

Il Qigong è la disciplina che coltiva la forza del Qi e la sua capacità di fluire.

Si pratica con una serie di posture, armoniche con il respiro e con la concentrazione vigile, che mirano ad attivare e a potenziare la circolazione del Qi, nella piena consapevolezza delle percezioni corporee.

La disciplina del Qi Gong è fondata su una triplice armonizzazione di "corpo", "respiro", "spirito".

Infatti il Qigong, espressione delle più genuine conoscenze tradizionali, mira essenzialmente a potenziare e armonizzare quelli che, in linguaggio metaforico, vengono chiamati in lingua cinese i "tre tesori": lo Jing (corpo), lo Qi (respiro-soffio vitale), lo Shen (mente-spirito)

Osserviamo quindi che l’elemento "ternario" assume una grande importanza anche nel pensiero cinese, allo stesso modo in cui il concetto trinitario informa di sé la tradizione egizio-caldaica e – successivamente – la nostra cultura occidentale, tramite il mondo greco e arabo: Sale-Corpo, Zolfo-Anima, Mercurio-Spirito.

I "tre tesori" sono il triplice aspetto della nostra vita. Sono le tre sostanze di natura fisica e psichica dell’essere umano.

Lo Jing o "essenza" è un termine generale per tutti i fluidi vitali. L’ideogramma cinese da l’idea di una "essenza raffinata" che deriva da un processo di distillazione. Tale distillato è considerato come il prodotto sia dell’eredità dei genitori sia delle continue trasformazioni del cibo e dell’aria che immettiamo nel nostro corpo e quindi della estrazione delle sostanze pure che ricaviamo dagli elementi.

In medicina cinese il Jing è ritenuto una sostanza fluida che circola in tutto il corpo, soprattutto negli 8 extra-meridiani chiamati "‘vasi curiosi o meravigliosi". È alla base della crescita, della riproduzione e della vitalità psico-fisica e sessuale di ogni essere.

Qi, propriamente detto, è la base di tutti i fenomeni dell’universo e garantisce la continuità tra le forme grezze e materiali e le energie ‘sottili’, rarefatte, non materiali.

Shen – ‘Spirito’ – termine generale per tutte le attività psico-cognitive, consce o inconsce.

Il Jing e lo Qi sono considerati la base materiale dello Shen. Ne costituiscono il fondamento essenziale: se il Jing e lo Qi sono in salute e fiorenti, lo Shen sarà felice e questo sarà la base di una vita felice e sana.

(vedi: Gianni Maciocia, Fondamenti della Medicina tradizionale cinese).

In estrema sintesi i tre tesori rappresentano aspetti diversi dell’energia di base, tre diversi stati di condensazione del Qi. Lo Jing è il "sale" degli autori spagirici e alchemici, essendo il più denso.

Tramite i tre tesori o le tre gemme, cioè le tre forze o energie universali, e una serie di processi noi trasformiamo l’energia vitale grezza in Qi per nutrirlo. Queste trasformazioni sono dette anche “l’arte di nutrire la vita”.

Le tre forze sono presenti, pur con terminologie diverse, in tutte le discipline fisiche orientali.

Lo Yoga, in tutte le sue forme, il Qi Gong, il Falun Gong, e la Mahamudra del buddhismo Tibetano tantrico Kagyu, lavorano espressamente con la nostra energia nel fisico, mediante la nostra parte più materiale.

Rimandiamo ad altro capitolo una loro definizione più approfondita ("tre tesori").

Nel Qi Gong la consapevolezza dei processi di produzione, di conservazione, di circolazione e di armonizzazione di questi principi rappresenta il primo obiettivo da perseguire. È la base di ulteriori percorsi di conoscenza che può esprimersi a differenti livelli.

È una alchimia interiore.

La pratica del Qi Gong è comune ad altre discipline tradizionali (Taiji, Wushu ecc.), anzi ne è la madre. Ad esempio il Qi Gong è la base di tutte le arti marziali tradizionali.

La pratica del Qi Gong prevede dunque tre punti fondamentali:

– La padronanza del corpo (in cinese Tiao shen);

– La padronanza del respiro (in cinese Tiao xi);

– La padronanza del cuore-mente (in cinese Tiao xin).

La disciplina percorre inoltre varie tappe di consapevolezza, da quelle di base a quelle più avanzate.

Nell’ambito di questo percorso possiamo distinguere due fasi fondamentali, che ovviamente si integrano una con l’altra.

La prima fase ha un obiettivo "terapeutico", nel senso ampio del termine: mira infatti alla cura e al recupero delle funzioni fisiologiche carenti o in disequilibrio.

La seconda fase ha un obiettivo che riguarda lo sviluppo del Sé e della Coscienza e mira a attivare le facoltà "latenti" presenti in ciascuno di noi.

Tiao shen - padronanza del corpo

Per ciò che concerne il lavoro sul corpo relativo alla prima fase gli obiettivi sono molteplici.

Innanzi tutto si lavora sulla propria postura, attraverso una serie di esercizi in gran parte statici, che sono statici solo in apparenza, perché, in realtà, il movimento è prevalentemente all’interno del corpo e su di esso è posta la più grande attenzione.

Ogni esercizio posturale mira a liberare dalle tensioni e dalle contratture mio-fasciali ogni articolazione muscolo-scheletrica, le grandi come le piccole articolazioni.

In particolare ogni esercizio lavora su una determinata articolazione, mantenendo il resto del corpo nel maggiore rilassamento possibile. Una delle bellezze del Qi Gong risiede nel poter compiere un notevole sforzo su una parte del corpo senza la fatica che deriva dall’eccesso di tensione messo in altre aree che non servono all’esercizio.

Il lavoro più importante è sulle grandi cerniere articolari: ad esempio sulla relazione tra cingolo scapolo-omerale e vertebre dorsali, sulla relazione anca-bacino e vertebre lombo-sacrali.

Lo scopo più importante è rendere libera e sciolta la colonna vertebrale in toto, dalla prima vertebra cervicale all’ultima lombo-sacrale, poichè una colonna vertebrale rigida non solo è fonte di inabilità, di dolori e di problemi strutturali (tipo le comunissime protrusioni discali o addirittura le ernie del disco) ma impedisce il buon flusso circolatorio.

Il blocco o la difficoltà della circolazione, sia energetica che di tutti i fluidi organici, si ripercuote negativamente non solo sullo stato di salute comunemente intesa, ma rende difficile anche il percorso meditativo, che è fondato anche esso sulla libertà della circolazione energetica. Permanere rigidamente, ad esempio, nella postura meditativa classica del Loto, diventa non solo difficile e stressante, ma non porta giovamento né sul piano corporeo né su quello spirituale.

La rigidità della regione lombare è una delle aree del corpo, anche se non l’unica, che nell’essere umano causa maggiori problemi in tal senso. Ne parleremo ora più estesamente allo scopo di illustrare il tipo di lavoro di base del Qi Gong.

Grazie a vari esercizi che agiscono su una determinata regione del corpo – e ve ne sono alcuni deputati a lavorare espressamente sul bacino e sulle vertebre lombo-sacrali – il Qi Gong innanzitutto dirige l’attenzione del praticante verso una presa di coscienza dell’area; poi, una volta acuita la percezione della regione e delle varie articolazioni che la compongono, gli esercizi lavorano per rendere le articolazioni flessibili e più indipendenti possibile le une dalle altre.

Nel caso del bacino le articolazioni coxo-femorali (anca), sacro-iliaca, ischio-pubica etc. devono arrivare a lavorare liberamente rispetto alle vertebre lombo-sacrali. Di solito invece, nelle persone che non hanno fatto questo lavoro su se stesse, il bacino è rigido e si muove in "blocco unico" con la colonna vertebrale. Questo causa, tra l’altro, non pochi problemi posturali.

La pratica del Qi Gong sulle articolazioni infatti favorisce non solo una maggiore flessibilità articolare ma anche una "postura" più adeguata, dato che ad esempio – parlando sempre della regione lombo-sacrale – è difficile avere una buona postura in presenza di un "monoblocco bacino-vertebre lombari".

Infatti nel corpo umano esiste un baricentro per la nostra postura eretta, che è situato nell’addome: vi è un punto di equilibrio, che varia leggermente da persona a persona e a seconda delle posizioni che si assumono. Ogni individuo ritrova il suo centro di equilibrio, anche durante il movimento, grazie a piccoli e continui aggiustamenti posturali. Tali aggiustamenti sono effettuati in base alla ricchezza di informazioni percettive fornite dai sensori esterni, quali ad esempio l’appoggio dei piedi sul terreno, la percezione di sè nello spazio etc.

Gli aggiustamenti risultano però tanto più problematici quanto maggiore è la rigidità articolare. La posizione eretta ha assoluto bisogno della flessibilità del bacino per poter portare il peso del corpo sulle strutture deputate a sostenerlo: sui piedi, sulle caviglie, sulle gambe, sulle cosce.

In mancanza di un buon appoggio altre zone del corpo vicariano, in parte, la funzione di sostegno, che si sposta in alto lungo la colonna. È nostra pratica medica comune osservare che molte persone, diremmo la maggioranza, si sostengono non grazie a un appoggio adeguato sugli arti inferiori, ma tramite un ipertono muscolare aggiuntivo della regione lombare e financo cervicale.

All’ipertono conseguono fastidiosi dolori muscolo-tensivi; le tensioni sono il terreno per le contratture spastiche (ad esempio le lombalgie, i cosiddetti "colpi della strega").

Lo stato di contrazione muscolare cronica comporta la retrazione degli spazi tra una vertebra e l’altra, che è alla base dei fenomeni degenerativi dei dischi intervertebrali (discopatie).

Sottolineiamo che un appoggio congruo dei piedi sul terreno, sia in posizioni statiche che in movimento, è mediato non solo dalla scioltezza delle articolazioni lombari e pelviche, ma da una buona flessibilità di tutta la colonna vertebrale e dal fatto che tutte le articolazioni corporee lavorino con la massima indipendenza una dall’altra.

Il lavoro di base del Qi Gong applica questi concetti da millenni, da molto tempo prima che riscoprissimo oggi in occidente le tecniche posturali.

La flessibilità e l’elasticità articolari condizionano positivamente l’equilibrio e la stabilità del movimento da cui deriva la capacità di muoversi agilmente nello spazio. Al contrario abbiamo tutti i problemi di facilità alle cadute, alle distorsioni, alle fratture che colpiscono prevalentemente le persone anziane, ma non solo.

Per tale motivo la pratica del Qi Gong, effettuata fino a età molto avanzate, è un ottima disciplina preventiva.

Anche nel caso della posizione seduta è difficile garantire una libera circolazione energetica se la zona lombare è rigida. Come abbiamo detto, nella meditazione in posizione del loto, la rigidità rischia di rendere improduttive ore di sforzi meditativi.

La muscolatura di chi pratica Qi Gong è rilassata ma non ipotonica, è forte, ma non è né in ipertono funzionale né tantomeno ipertrofica, tipo quella dei culturisti.

La pratica infatti aiuta a trovare il tono adeguato a ogni postura e a ogni movimento, tono che non è nè in eccesso nè in difetto.

Circolazione e salute

La cattiva circolazione del Qi, di cui la rigidità articolare e delle stutture mio-fasciali non sono che un’espressione paradigmatica, si riflette altresì sulla fisiologia interna degli organi e quindi sul buon funzionamento degli stessi.

É evidente che esercizi che rendono libera e fluente la circolazione dei fluidi del corpo in ogni sistema e apparato organico hanno delle ripercussioni positive sulla salute.

Percezione, integrazione e rilassamento

Il Qi Gong abbina ogni esercizio specifico a una vigile attenzione da parte di chi lo esegue. Non è una attenzione intellettuale, tutt’altro. È portare attenzione percettiva, sensoriale a ciò che avviene nel corpo, in particolare alla area del corpo a cui l’esercizio è dedicato.

Chi pratica Qi gong non solo apprende a percepire le proprie tensioni e a rilassarle, ma integra le differenti parti di sè, anche quelle meno vissute nell’esistenza quotidiana.

In sintesi negli obiettivi terapeutici del Qi Gong il corpo deve essere rilassato, tonico, coordinato, ben radicato e appoggiato. Il Qi deve fluire copiosamente, armonicamente, senza le ostruzioni e le stasi che sono la fonte di disturbi o di vere e proprie malattie.

L’azione terapeutica del Qi Gong non è mirata a un singolo organo e non è specifica per una singola malattia, ma agisce soprattutto in senso preventivo.

La cura di una malattia è un evento più complesso una volta che sia conclamata e non sempre le risorse personali sono in grado di far fronte ad essa. Il Qi Gong in ogni caso attiva e costruisce tali le risorse tonificando le condizioni del malato e favorendo una prognosi migliore.

Tiao xi - padronanza del respiro

Per quanto riguarda la padronanza del respiro il Qi Gong in generale non forza la respirazione. La respirazione deve essere naturale, spontanea.

Certamente più si è avanzati nella pratica più la respirazione diventa lenta e profonda, ma al tempo stesso lieve.

La respirazione si coordina e si integra armonicamente con il rilassamento tonico di tutto il corpo.

Un corpo rilassato "fa spazio" al respiro, nel senso che l’aria penetra facilmente là dove si formano cavità ampie pronte ad accoglierla.

Addome e respirazione

Nel Qi Gong l’addome diviene parte integrante della respirazione. Infatti, una volta liberate le tensioni della pelvi e delle pareti addominali il movimento addominale è più ampio e partecipa (a mo’ di fisarmonica) al movimento del diaframma e del torace. L’addome contribuisce così a indurre agilmente le pressioni negative all’interno del corpo, della gabbia toracica in particolare, per cui l’aria fluisce all’interno senza difficoltà.

Ma la partecipazione dell’addome non è solo meccanica. Se l’aria fisica, che penetra nei polmoni, abita questi organi, la respirazione vista come fenomeno più complesso in quanto animatrice del Qi vitale – attiva tutti i centri energetici corporei: un centro vitale della massima importanza è posto proprio nell’addome sotto l’ombellico ed è chiamato Tan Tien.

Tale area deve essere "calda", un calore intenso e piacevole. La condizione di caldo nel centro addominale è fondamentale per la vita. Al contrario se il Tan Tien emana sensazioni di freddo vi è pericolo di malattie o sono già in atto.

Respiro e suoni

Il lavoro sul respiro si esplica non solo nell’immissione del Qi dall’aria, ma anche nella emissione di suoni.

La conoscenza tradizionale sostiene che l’emissione di un determinato suono corrisponde ad alcune aree energetiche organiche e sia in grado di attivarne o di calmarne le funzioni.

Tiao Xin - padronanza del cuore-mente

Nel momento in cui si pratica bene il Qi Gong il corpo si rilassa e si tonifica, il Qi fluisce, il respiro si calma e anche lo Shen si placa: evita cioè di disperdersi nel turbinio delle tensioni psichiche e della sensorialità caotica e trova la sua giusta sede nel Cuore.

Il Cuore, in tutte le tradizioni è considerato un organo energetico e spirituale, sede appunto dello Shen e non è solo un muscolo che pompa il sangue. È così nella nostra tradizione di derivazione giudaico-cristiana e, prima ancora, in quella egizio-caldaica; è esattamente così in quella cinese.

Dal Cuore si diffonde un senso di integrazione sia con ciò che è dentro di noi che con quello che è fuori di noi, dunque con noi stessi e con gli altri.

Dalla pratica del Qi Gong derivano in genere sentimenti di calma, di gioia, di pace, di serenità interiori, anche un senso di leggerezza. Inoltre la propria consapevolezza è acuita. Tali sentimenti sono percepiti e vissuti con senso di benessere ma anche con molta tranquillità.

Tale condizione, man mano che si avanza nella disciplina, non si verifica solo nelle ore di pratica, ma diventa una condizione permanente, su cui si può lavorare in ogni momento della vita quotidiana.

Possiamo così "accordare" costantemente il nostro strumento e renderlo capace di "suonare" nelle migliori condizioni ogni attimo della nostra vita.

Alla luce di quanto detto è evidente che il Qigong non nasce come terapia in senso stretto, ma il benessere psico-fisico è un gradito corollario dei continui aggiustamenti interiori derivati dalla pratica, pratica che integra mente e corpo in modo inscindibile.

In ogni modo, anche mirando solo al primo livello di acquisizioni del Qi Gong sul piano corporeo, si possono ottenere risultati interessanti da un punto di vista strettamente medico.

Le tecniche del Qigong terapeutico sono relativamente semplici e possono essere adattate a tutte le età.

Tuttavia è da tener ben presente che le finalità del Qi Gong non sono solo terapeutiche e che qualora si volesse focalizzarne l’azione sul piano della cura delle malattie non si può prescindere dal contesto di riequilibrio generale di tutte le funzioni corporee proprio della disciplina.

Il livello spirituale

Le finalità del Qi Gong riguardano soprattutto la crescita delle qualità interiori di chi pratica.

Essendo il portato di una sapienza antica, praticato per millenni da maestri Toisti e Buddisti in ogni regione del Tibet e della Cina, diffuso in estremo oriente e oggi anche in occidente, il Qi Gong è il depositario di un percorso di consapevolezza e di realizzazione interiori di alto livello spirituale.

Il Qi Gong mira – tra l’altro – alla realizzazione di alcune potenzialità dell’essere umano, che – specie nella condizione odierna – non sono altrettanto sviluppate quanto lo sono oggi le facoltà relative alla mente "logica".

Il Qi Gong pone l’accento sull’esistenza di una ‘mente latente’ capace non solo di cogliere nessi e significati dell’esistente in modo intuitivo e analogico, ma anche di comprendere, di sviluppare e di padroneggiare alcune potenzialità dell’essere umano.

Lao-tze, il più venerato dei maestri taoista, (vedi Qi Gong e Taoismo) scriveva nel V secolo avanti Cristo:

«…Senza uscire di casa puoi conoscere il mondo.

Senza guardare fuori dalla finestra puoi conoscere il Tao dei cieli.

Più lontano vai, meno conosci.

Perciò il saggio conosce senza viaggiare,

comprende senza vedere,

compie senza agire.

Grande è il valore del non-agire.

L’insegnamento senza parole e

l’arte del non agire

sono incompresi al mondo…».

Lo sviluppo di alcune potenzialità innate nell’essere umano non è mirato a una mera acquisizione di poteri e di facoltà che vadano oltre la norma, bensì, come qualsiasi disciplina spirituale, lo scopo ultimo è di conoscere e di organizzare la propria struttura psico-fisica in modo da vivere in modo consapevole e coerente e attuare il passaggio dalla vita alla morte con lo stesso grado di consapevolezza e di coerenza.

Vi sono comunque alcune potenzialità interessanti che l’essere umano, una volta ben avanzato nella pratica, può sviluppare.

A livello del Tiao shen, cioè della padronanza del corpo, oltre agli aspetti terapeutici di base di cui abbiamo detto, vi è la possibilità di aumentare l’assorbimento del Qi e di dirigerlo sia all’interno che all’esterno del proprio corpo.

Ciò sta alla base di una migliore salute e di migliori possibilità di concentrazione e di rendimento psico-fisico e costituisce un obiettivo di minima che tutti possono perseguire.

Il Qi Gong è da millenni applicato alle ‘pratiche di lungavita’ taoiste o buddhiste.

L’uso del Qi a scopi terapeutici etero-indotti ("pranoterapie")

Persone particolarmente dotate, che riescono a assorbire e a padroneggiare il Qi in modo ottimale, sono capaci di dirigere il flusso all’esterno per la cura dei malati e di realizzare una "prano-terapia" degna di questo nome.

La maestria di tali potenzialità terapeutiche può essere ottenuta solo con molti anni di intensa pratica e di lavoro interiore.

Non sono sufficienti a nostro avviso semplici rudimenti di utilizzo dell’energia pranica ottenuti in brevi corsi in qualche fine settimana per attuare la terapia.

Infatti, solo se si riesce a potenziare in modo molto consistente e consapevole il proprio Qi interno esso può essere emesso in modo direzionale e terapeutico per sostenere individui che ne hanno carenza (vuoto energetico), per rimuovere condizioni di blocco (stasi del Qi) o per disperdere condizioni di eccesso (quali ad esempio alcuni fenomeni infiammatori).

Storicamente la padronanza del Qi non è stata impiegata solo a fini terapeutici e di consapevolezza. È nota la grandissima attenzione a questo processo nelle arti marziali e la enorme diffusione delle stesse in tutto l’oriente. L’arte del combattimento poggia sulla maestria del Qi.

In casi di livello più basso il Qi è utilizzato per fenomeni di fachiraggio o per compiere sforzi al di sopra delle normali umane capacità (esempio rompere tavolette di grande spessore, mettersi in equilibrio sulla punta di una spada etc.).

Ma a livello più elevato il rinforzo del Qi è stato sempre considerato come la base della vita e del risveglio delle potenzialità latenti.

A livello del Tiao xi, della padronanza del respiro il Qi Gong si cura della respirazione embrionale, che permette di dirigere il DAN, forma condensata e potenziata della nostra energia individuale.

A livello del Tiao xin, della padronanza del cuore-mente il Qi Gong, con la pratica dell’attenzione consapevole mira a sviluppare le potenzialità percettive e sensoriali, fino a perseguire capacità fuori dall’ordinario.

Storicamente si sono evoluti quattro diversi modelli di medicina, nei quali il Qi Gong può avere una funzione importante:

  • Medicina terapeutica: consentì per la prima volta la cura delle malattie. Il ripristino delle funzioni carenti produce un ripristino dell’equilibrio, che causa un aumento della velocità della circolazione della nostra energia; più velocemente circola la nostra energia meno siamo attaccabili dall’esterno. Il Qi deve scorrere secondo il retto percorso dei meridiani: il nostro Qi fisiologico viene detto Zheng Qi letteralmente “Qi Retto”. Ogni volta che un eccesso – esterno o interno – un attacco di patogeni, uno squilibrio, una carenza, disturbano il nostro organismo, il Qi non scorre più rettamente, ma devia dal suo percorso e altera la sua velocità; in altre parole nell’organismo c’è Xie Qi, ‘Qi deviato’). Il Qi Gong è la tecnica per ottenere che il Qi scorra rettamente e sempre più veloce, ciò comporta un innalzamento delle nostre difese immunitarie.
  • Medicina preventiva: osservazione costante del proprio stato psico-fisico in modo da poter intervenire ai primi segni di squilibrio, attivazione della circolazione del Qi e particolare attenzione allo stile di vita in modo da evitare di ammalarsi.
  • Medicina riabilitativa: intesa non solo a guarire dalle malattie ma anche a recuperare una forma ottimale dopo la convalescenza.
  • Medicina della mente il cui scopo è l’attivazione cosciente di tutte le nostre risorse latenti.

Il Qi Gong può essere utilizzato in tutti questi ambiti, ed ha un ruolo di cruciale importanza negli ultimi due.